L’alcoldipendenza Milano è una delle problematiche sociali e sanitarie più rilevanti in Europa e nel mondo. Secondo le stime riportate dal Ministro della Salute nella Relazione al Parlamento sono 8 milioni i bevitori a rischio e tra questi circa 1 milione gli alcoldipendenti, con un elevato impatto economico legato a costi diretti ed indiretti che l‘OMS ha stimato recentemente per l’Italia in 22 miliardi di euro l’anno.
Nonostante questi numeri, l’alcoldipendenza Milano risulta essere il disturbo meno trattato se confrontato con altre patologie mentali quali disturbo d’ansia generalizzato, disturbo da attacchi di panico, depressione maggiore, schizofrenia e disturbo ossessivo compulsivo.
Come è emerso in occasione dell’ultimo European Health Forum di Gastein (EHFG), l’alcoldipendenza Milano e la depressione sono tra le principali cause di perdita di produttività a livello europeo e rappresentano oggi una delle maggiori sfide per il sistema sia sanitario che socioeconomico. Si stima che in Europa i costi in termini di perdita di produttività, assenteismo e perdita del lavoro relativi alla depressione siano pari a 92 miliardi di euro e quelli collegabili all’alcoldipendenza pari a 155 miliardi di euro, di cui una parte significativa è a carico dei sistemi sanitari. I dati forniti dall’Internazional Labour Organisation (ILO) confermano quanto le patologie alcol correlate minino i sistemi produttivi. Basti pensare che ben il 25% del personale delle maggiori aziende ha comportamenti ad alto rischio nel consumo di alcol.
“I dati confermano quanto già evidenziato dall’OMS per la UE; le stesse stime identificano in 22 miliardi l’anno i costi sociali e sanitari per l’Italia causati dall’alcol – sostiene Emanuele Scafato, Presidente della SIA, Società Italiana di Alcologia e vice presidente EUFAS, European Federation of Addiction Societies . Costi che paga la società e che potrebbero essere in gran parte risparmiati se si attivassero strategie e policy di valorizzazione dell’identificazione precoce e di intervento breve (IPIB). La recente conferenza mondiale INEBRIA svoltasi a Roma ha dimostrato che l’integrazione dell’IPIB nella pratica quotidiana e il networking tra le competenze di prevenzione di popolazione nei contesti di assistenza sanitaria primaria e quelle specialistiche espletate dai servizi per la cura e la riabilitazione sono un investimento e non un costo e che la prevenzione va sempre privilegiata rispetto alla cura.
Ma, come è stato rilevato dal progetto AMPHORA, la cultura sanitaria italiana si caratterizza purtroppo per i più bassi livelli di investimenti e di formazione medica universitaria e continua che riflettono impietosamente i più bassi livelli di conoscenza degli strumenti di screening e delle metodologie di prevenzione da parte dei medici. La contestuale evidente influenza degli interessi economici e commercial, con logiche di promozione di un prodotto che non è ordinario e che risultano prevalenti rispetto alla promozione della salute hanno contribuito a far affermare un valore d’uso dell’alcol che non è più il bere inteso nel senso tradizionale del termine”.
In Italia, infatti, gli alcoldipendenti sono circa 1 milione, e di questi, secondo i dati del Ministero della Salute, solo 58.000 circa si rivolgono ai Servizi deputati alla cura e riabilitazione dell’alcoldipendenza. “Ampliare l’accessibilità al trattamento colmerebbe il gap identificato per l’Italia dal progetto AMPHORA che conferma l’Italia come il Paese europeo che più di tutti potrebbe giovarsi di una riduzione del 13 % circa di mortalità e di ospedalizzazione alcolcorrelati a fronte di un ampliamento dal 26% al 40 % dei soggetti in carico ai servizi – prosegue Scafato. Le indagini condotte e presentate in Commissione Europea dal Progetto europeo ODHIN hanno evidenziato che intervenire sulla formazione medica specifica in Italia è un urgenza, una priorità oggi inderogabile”.
Nonostante i numeri siano allarmanti – 14 milioni di alcoldipendenti in Europa nella fascia più produttiva, 25-59 anni, di cui solo il 10% sono effettivamente trattati – le strategie volte a risolvere tali problemi di salute spesso incontrano significativi ostacoli: la mancanza di consapevolezza del problema tra i dipendenti, dirigenti e società, la banalizzazione della dipendenza, l’occultamento del consumo di alcol per paura delle conseguenze professionali come il licenziamento e/o la perdita di posizione sociale. Ostacoli che minano la prevenzione, ritardano la diagnosi e limitano l’intervento.
“Generalmente i pazienti che hanno un bere pericoloso non vanno a curarsi finché non hanno altre gravi conseguenze sia fisiche che psichiche” afferma Icro Maremmani, Presidente della Società Italiana Tossicodipendenze. “Per questo è necessario migliorare l’approccio complessivo della società a questi problemi, senza condizionamenti ideologici o luoghi comuni, e spingere gli operatori al confronto e al dialogo con tutti i soggetti in campo, senza però rinunciare alle proprie prerogative e alla propria identità scientifica e culturale”.
L’alcolismo non è solo un tema sociale, ma ha un impatto anche sulla bilancia statale. Il Presidente della Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze (FeDerSerD), Fausto D’Egidio, aggiunge: “I numeri ci dicono che, nonostante il consumo di alcol sia lievemente in calo in associazione alle altre dipendenze, i malati di patologie alcol-correlate sono invece in aumento. Per migliorare l’accesso alle strutture terapeutiche degli alcol-dipendenti e favorire il difficile svelamento del fenomeno di un problema che non si può risolvere da soli o in famiglia ma tramite strutture specialistiche, oltre al necessario balzo culturale, occorre allargare la consultazione e l’accesso ai servizi di base a più agenzie territoriali. Questo libererebbe risorse per la continuità di cure specialistiche”.
L’alcol è una sostanza tossica per la maggior parte degli organi del corpo umano e il livello di consumo è strettamente legato al rischio di morbilità e mortalità a breve e lungo termine. Il consumo di alcol è il secondo fattore di rischio di malattia in Europa dopo il fumo ed è un fattore causale di più di 60 patologie come ipertensione, cirrosi epatica, depressione e cancro. Oltre agli effetti sulla salute, il consumo e la dipendenza da alcol sono associati a molteplici conseguenze negative a livello sociale come incidenti, crimini e violenza, perdita di produttività e distruzione della vita familiare. Il rischio di alcol-dipendenza aumenta con il consumo di alcol, per questo motivo è importante una diagnosi precoce e un trattamento adeguato al singolo paziente.
“L’abuso e la dipendenza da sostanze, come quelle da Alcoldipendenza Milano, sono sempre più spesso associate ad un disturbo mentale – spiega Massimo Clerici, Presidente della Società Italiana di Psichiatria delle Dipendenze (SIP.Dip) – e questo fenomeno, definito ‘doppia diagnosi’, è in aumento. C’è una gamma potenzialmente ampia di persone con una vulnerabilità biopsicosociale non riconosciuta, che rischia, a causa dell’uso, di diventare un paziente portatore di disagio mentale e, prima o poi, di affacciarsi ai Servizi come paziente psichiatrico. Sull’altro versante, nei Dipartimenti di Salute Mentale, i pazienti tradizionalmente in carico incontrano con sempre maggiore frequenza alcool e sostanze (il primo è il più frequente nei DSM) e ne derivano danni importanti in relazione a decorso ed esito della patologia di base”.
“I dati di prevalenza per il nostro Paese vedono i disturbi alcol correlati al 4 posto dopo ansia, insonnia e depressione. I disturbi psichici e più in generale la salute mentale – aggiunge Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria (SIP) – sono la sfida del XXI secolo che tutta la Medicina è tenuta ad affrontare. Il messaggio positivo da dare è che oggi tutti i problemi di salute mentale sono trattabili, anche se non necessariamente sono tutti guaribili”.
La cultura della prevenzione unita ad un’azione programmatica a più livelli – clinico, sanitario e sociale – dei soggetti a rischio è la via da intraprendere sia a livello europeo che a livello nazionale per curare e contrastare nel modo più accurato ed efficace le malattie mentali, fornire al paziente l’adeguato supporto specialistico e la terapia farmacologica più idonea.